mercoledì 16 ottobre 2019

LA VERA MEDICINA D'URGENZA

In genere, si ricorre all'ospedale non solo per fatti traumatici di immediata pertinenza chirurgica od ortopedica, ma prevalentemente per due motivi: un'ambascia respiratoria e palpitazioni cardiache, le due condizioni potendo coesistere.

Nella mia attività di medico di famiglia, in un paese isolato dal resto del mondo, dovevo anche interessarmi di emergenze.

Oltre a porre un immediato semplice occhio sulla costituzione del paziente (se nella norma, o se magro, o se obeso), al volto (se bianco o arrossato od ingiallito o terreo), ed alle sclere, mi precipitavo ad ascoltare col fonendoscopio il torace, alla ricerca di rantoli o rantolini, soprattutto alle basi, nonché di rumori od ottusità con la percussione.

Mi ponevo poi sull'aia cardiaca, per rilevare eventuali sfregamenti o soffi  a carico del motore cardiaco, più i toni, che potevano darmi prevalenti indicazioni sullo stato delle valvole.

Ancora, tastavo il polso radiale  (se debole o iperpulsante), misurando poi la pressione arteriosa e le onde sfigmiche con lo sfigmomanometro, queste ultime dandomi indicazioni su uno stato yin o yang del paziente, di cui già allora mi interessavo.

Misuravo infine la temperatura con un termometro od anche, se il tempo stringeva, ponendo la mia mano sulla sua fronte.

Lo interrogavo poi se per caso gli fosse stato diagnosticato diabete, e sulla condotta alimentare, ma già sufficiente essendo stata la primaria fotografia della sua ombra fisica.

Non perdevo ulteriore tempo, i dati di cui sopra indirizzandomi ad una immediata condotta terapeutica, con ben pochi farmaci: una fiala o massimo due di Bentelan da 4 mg, una di Lasix da 20 mg, delle gocce di digitale in caso di fibrillazione atriale, e come sempre di un antibiotico (una cefalosporina od un aminoglicoside, che avevo in borsa con me), instradato non solo dai rilievi toracici, ma cotto del fatto che la quasi totalità delle malattie era dovuta ad infezioni, prevalentemente a carico dei polmoni e dei reni, che i cinesi consideravano la fonte della vita.

Ho salvato così molte vite.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Oggi, invece, i medici di famiglia se ne fregano delle urgenze, e ti mandano subito in ospedale, dove si va a morire con estrema frequenza.

Prendiamo il caso di un'ambascia respiratoria: magari ti fanno qualche piccola domanda, ti auscultano, ricorrono ad un elettrocardiogramma che non dice niente sull'equilibrio idrosalino, poi ad un prelievo da vena (i cui risultati hanno il tempo che trovano, e magari si ricorresse ad una elettroforesi ematica, nonchè urinaria), poi ti fanno un torace, o se non contenti, anche  una tac, con perdurante attesa del malcapitato, e poi chissà a cos'altro ancora la mente fertile delle multinazionali ha inventato.

Passano intanto ore, su una sedia od una barella, ad attendere se ti ricoverino in urgenza od in reparto.

E lì che ti fanno? Quasi mai, o con grave ritardo (visto che non ci si accontenta di un torace e si rimanda ad esami colturali ematici o peggio su dolorosi broncoaspirati, i cui risultati arrivano dopo giorni), ricorrono ad una antibioticoterapia, cui ci si dovrebbe indirizzare con la semplice misura della temperatura e con l' auscultazione toracica: terapia capace da sola di sbloccare polmoni e reni, coinvolti come sempre da processi infettivi, con miglioramento d'emblèe del quadro generale.

E' frequente, poi, in queste "urgenze" (non solo per frequenti flebopatie ma anche nei casi semplici o complessi di coma), il ricorso alle potenti eparine di oggi, mica al semplice acido acetilsalicilico, che studi affermatissimi hanno rivelato essere il miglior ed innocuo anticoagulante.

L'eparina (che smuove grassi viscerali, ed alla quale non bisognerebbe affatto pensare, soprattutto se nella norma colesterolo, trigliceridi ed omocisteina, casomai ricorrendo all'acido acetilsalicilico, il vecchio Flectadol in vena, il miglior anticoagulante secondo affermatissimi studi) scoagula forse il sangue, ma rende anche possibile la formazione di trombi, a partenza non solo dai grassi viscerali, ma dagli stessi presunti coaguli, con possibile interessamento embolico delle arterie cerebrali (potendo riaffiorare più gravemente un coma), polmonari (con successivo peggiore quadro dispnoico, che ahimè, ci si volge a ridurre col ricorso ad una ventilazione artificiale con dolorosa intubazione endotracheale, che, se perdurante, aggrava ben più non solo lo stato psicologico del soggetto, ma la funzionalità dei suoi stessi polmoni), e dell'atrio e del ventricolo destro del cuore (con quadri di scompenso).

Quanto alle acidosi metaboliche e respiratorie facilmente presenti in questi pazienti (soprattutto se obesi, ed indotte per lo più da un'alimentazione con cibi acidi e spesso da un concomitante ricorso alle sigarette, contenenti metalli pesanti ed altre molecole tossiche dei fumi da aspirazione), oltre a poter essere rilevate per dare lumi sull'equilibrio acido - basico del paziente con la semplice misura del ph ematico ed urinario, o se si vuole col concorso del breath test, in luogo della frustrante ed atemporale emogasanalisi, e magari volgendo il pensiero alla concentrazione dell'emoglobina, che nutre tutte le cellule di ossigeno.

L
a ventilazione polmonare, soprattutto se il mantello lo si vede ad occhio funzionare, e se i parametri ematochimici sono nella norma, la si potrebbe effettuare con una maschera di semplice ossigeno pressurizato, intervenendo poi immediatamente con un'antibioticoterapia in caso di febbre, essendo sufficiente una cefalosporina od un aminoglicoside, senza aspettare l'esito di colture o broncoaspirati od esami virologici, che, come diceva Claude Bernard, "il microbo è nulla, il terreno è tutto", che si tratti di semplici incurabili virus od anche del cosiddetto Hiv, Aids compresa, bufale internazionali, che i sudafricani curano con zuppe di cipolle, utili anche a contrastare la tubercolosi, per chi si fosse smanettato su internet.

Ma, ove persista un'acidosi, magari modica, che a ben ragionare non è solo di tipi respiratorio ma anche metabolico, chè è di certo ingolfato il mesenchima o matrice extracellulare, per chi abbia condotto studi omotossicologici, la si potrebbe contrastare efficacemente contrastare con delle polveri basiche, tipo Regobasic della Pegaso, sebbene in commercio ce ne siano centinaia di simili, prodotte anche dalle industrie allopatiche, non solo cosiddette alternative.

Una sostanza altamente basica è poi il solfato di magnesio, uno degli ingredienti delle costosissime sacche di Periven, in sostanza il vecchio sale inglese, la cui polvere per os è decisiva per risolvere adeguatamente un'affiorante stipsi, problema non solo di degenza ospedaliera, ma cosmico.

Ma il Periven contiene anche aminoacidi concentrati, di cui il cervello, la scatola di comando del paziente, sicuramente messo a digiuno, potrebbe magari giovarsi per un paio di giorni.

Quegli stessi aminoacidi concentrati, infatti --- se non accompagnati da un'adeguata idratazione con il ricorso 24 ore su 24 a soluzioni idrosaline, ove i pazienti vengano intubati, nè potendo bere, e considerando che le cellule ed i tessuti hanno bisogno di circa due litri di acqua al giorno ---, potrebbero provocare sofferenze renali con anuria e magari edemi alle caviglie, che si dovrebbero contrastare con qualche compressina da 25 mg di lasix, purchè venga sostenuta l'idratazione, od il semplice diuretico bloccherebbe ancor più i reni.

La migliore condotta antiacida, in ogni caso, sarebbe la sequela primaria, nello stesso ospedale, di una dieta alcalinizzante (capace non solo di ridurre ogni fenomeno acidotico, ma anche di contrastare la compromissione come generalizzata - dovuta a pasta, pane, zucchero, dolci, insaccati, latticini, formaggi - del microbiota intestinale, che da solo rappresenta ben l'80 per cento dell'intero comparto immunitario ed è inoltre capace di regolare l'intero assetto endocrino, come da studi di Psico Neuro Endocrino Immunologia), cui dovrebbe condurre il nutrizionista, ove tra le figure di quelle mura.

L'alcalinizzazione, poi, ove il paziente se ne uscisse comunque fortunosamente indenne dalle corsie ospedaliere, dovrebbe essere realizzata cronicamente un pò da tutti, non solo da quegli ammalati, con alimenti scelti, pochi, contenenti nutrienti capaci di far fronte alle esigenze quotidiane del cervello, che macina attività costantemente.

Questi, ad esempio: minestroni anche surgelati di verdure, tuberi e legumi, con l'aggiunta di riso parboiled o di paste integrali o meglio ancora regionali, qualche pomodoro tipico doc (qui da noi, ad esempio, sono ottimi quelli della Torrente o della Rosina), cipolle (come quelle ramate di Montoro o di Bracigliano), il tutto condito con olio extravergine di oliva spremuto a freddo (come il nostro salernitano Gal, o quello di Agropoli, o quello di Roccadaspide), sale marino integrale della Sicilia e non bianco né iodato, erbette in barattolo (ricche di preziosi oligoelementi, che intervengono nella formazione di euenzimi ed euormoni, con riequilibrio di tutto l'assetto metabolico, ghiandolare ed immunitario), più, come tutti i giorni, pesce prevalentemente surgelato e di piccola taglia - affatto d'allevamento, come orate spicole trote salmone, tutti poveri animali colmi di veleni - ,o qualche fettina di pollo o tacchino allevati a terra senza ogm né antibiotici né vaccini, preferibili alla carne rossa, ed uno o due bicchieri di vino rosso (come il Gal delle colline salernitane, o di Agropoli, o di Roccadaspide, o stabiese, o di Solopaca, od anche il Montepulciano d'Abruzzo), o bianco (come la Falanghina irpina), tutti ricchi di preziosi antiossidanti.

In più, occorrerebbe integrare tale dieta con spremute di agrumi ed antiossidanti od anti radicali liberi presenti in spezie, erbe e piante naturali, magari con l'aggiunta di vitamine, come la A, la C, la E, e la D di origine ancora naturale (bella la scienza vitaminologica), convogliati all'attenzione dei medici di famiglia e del pubblico dalle numerose industrie medico - alternative, considerato l'ubiquitario stress ossidativo di cellule tessuti ed organi, dovuto ai metalli pesanti ed  agli interferenti endocrini, presenti non solo nel cibo, ma anche nelle acque dei mari e dei fiumi, nonché nei tubi che raggiungono le case.

Nessun commento:

Posta un commento